Storia – Patrimonio Storico Artistico – Basilica di San Sebastiano – Storie della vita di San Sebastiano

foto dipinto 

IGNOTO (fine sec. XVII- inizio XVIII)

N. 10 tele quadrilobate dipinte ad olio, prive di cornice. – Cm.125 x 125 per ciascuna

Provenienza: antica Chiesa di S. Sebastiano.

Le tele, prive di cornice, molto probabilmente erano inserite in elementi decorativi a stucco .

Rappresentano in chiave narrativa gli episodi più significativi, e più stimolanti per la devozione popolare, della vita del santo patrono di Barcellona, secondo quanto esposto nel martirologio in uso all’epoca della loro esecuzione.

Nella maggior parte di esse S. Sebastiano appare in vesti di soldato romano: figura raffinata e possente ad un tempo, ha il capo ricoperto dall’elmo, ma non porta né scudo né arma alcuna, a significare la sua mansuetudine e docilità agli insegnamenti evangelici. Mostra invece di usare con decisione la parola, rivolgendosi agli astanti con gesti declamatori nell’intento di confermarli nella fede o di convertirli al vero Dio. Nel volto della guardia imperiale Sebastiano non si coglie l’atteggiamento duro del guerriero, al contrario lo sguardo traluce di dolcezza, quella propria del “difensore di Cristo“, come ebbe a definirlo il Papa del tempo, quando (e questo è appunto il soggetto di una delle tele) gli impose di restare a Roma per difendere la fede cristiana.

Un altro episodio raffigurato è quello della guarigione della moglie muta di Nicostrato, la quale , avendo creduto alle parole di Sebastiano, si gettò ai suoi piedi e fu guarita. In questa storia, come del resto nelle altre, si può apprezzare l’uso sapiente dei colori e la cura nella rappresentazione dei costumi, con particolare riguardo ai dettagli, cosa che richiama alla mente il S. Adiuto , conservato nella Chiesa di S. Antonino.

La figura di Sebastiano non perde di forza neppure quando è rappresentato negli episodi che raccontano del martirio , soprattutto in quella tela in cui il Santo viene battuto con violenza dai due carnefici, attorniato da personaggi che rivolgono lo sguardo al cielo, verso due cherubini in procinto di cingerlo con la duplice corona, a significare che per ben due volte Sebastiano si offrì, subendolo, al martirio.

Le tele, poste nel corridoio che dalla sagrestia immette nella basilica, andrebbero collocate in un luogo più idoneo ad una migliore fruibilità .

Il Bilardo ritiene che questa serie di piccoli dipinti, in bilico fra la cultura di tradizione messinese del tardo ‘600 e il nuovo corso della pittura napoletana sullo scorcio del secolo, sia da intendersi come un aggiornamento di scherzi narrativi elaborati da Giovanni Andrea Jannelli. Ma le scarse conoscenze di questo pittore castrense non gli consentono di pronunciarsi per un vero e proprio riconoscimento di paternità.

Bibliografia: inedito.

 L. Aloisio – M.R. Naselli

( tratto da Il Mosaico della Memoria: Pittura e Scultura a Barcellona fra Quattrocento e Seicento, – Messina: SICANIA – Edizioni GBM, 1998 )