Storia – Patrimonio Storico Artistico – Chiesa di Santo Rocco (Nasari) – Anime del Purgatorio

foto del dipinto

 IGNOTO (secolo XVII-XVIII)

Olio su tela chiusa entro cornice lignea indorata con sagomatura superiore ad andamento poligonale. – Cm. 188 x 155.

Provenienza: dalla stessa Chiesa.

La composizione, ricchissima di personaggi, è divisa in senso orizzontale in due registri: in quello superiore troviamo a sinistra S. Nicola e S. Biagio, a destra S. Antonio Abate e dietro di lui poco visibile S. Lucia. In mezzo a queste due coppie di Santi, si vedono le anime del Purgatorio tra le fiamme, una delle quali sta per essere tratta in cielo da un angelo. Al centro del registro superiore, un’anima rappresentata sotto forma di fanciulla genuflessa con le mani incrociate sul petto, si presenta implorante a Cristo, seduto su un trono di nuvole e parzialmente avvolto in un rosso mantello. La Vergine, seduta accanto a Lui, è sul punto di incoronare con una ghirlanda di fiori l’anima che si presenta al giudizio, mentre con lo sguardo compiaciuto, sembra intercedere presso il Figlio. Alle spalle del Redentore, ma più in basso, le figure di S. Pietro e S.Paolo. A destra un’altra anima in procinto di essere giudicata e l’arcangelo Michele con la bilancia in mano, simbolo di giustizia ed equità, e lo scudo recante la scritta: “QVIS VT DEVS”, chiudono questa scena. La scritta è la traduzione latina del nome ebraico di “Mìkhà’el”- chi come Dio ? – In alto due cherubini portano un diadema. Mentre tutti gli altri personaggi convergono con i loro atteggiamenti sulla scena del giudizio, l’unico a comunicare con l’osservatore è S. Antonio Abate che, leggermente ricurvo sulle spalle e poggiato al suo bastone a T, con l’aspetto di un vecchio saggio, sembra invitare a riflettere sul significato escatologico di quanto raffigurato. La presenza di questo Santo non è casuale, dal momento che, oltre ad essere invocato per la guarigione di alcune malattie corporali, egli è ritenuto il liberatore dal fuoco eterno per coloro che ricorrono al suo patrocinio.

La tela è probabilmente quella citata nel 1731 dal Cutrupia come “quatro dell’Anime del Purgatorio” posta su un altare della navata. Certamente vi si trovava da non molto tempo, dal momento che essa sembra inserirsi a pieno titolo in quella produzione locale che , a partire dagli ultimi anni del Seicento, apre la stagione più fiorente dell’arte barcellonese.

Bibliografia :G.CUTRUPIA, 1731, p.59; C.BIONDO, 1986, pp.54 e 180; A.BILARDO, 1997, p. 138; E. BAVASTRELLI– C.CERAOLO, 1997, p.55.

 L. Aloisio – M.R. Naselli

( tratto da Il Mosaico della Memoria: Pittura e Scultura a Barcellona fra Quattrocento e Seicento, – Messina: SICANIA – Edizioni GBM, 1998 )