Storia – Patrimonio Storico Artistico – Municipio – Madonna col Bambino, San Giovannino, San Michele Arcangelo e San Agostino

foto dipinto 

CESARE DI NAPOLI (Messina, 1550- notizie fino al 1586)

Olio su tavola rettangolare. – Cm. 168,5 x 228.

Provenienza: Monastero basiliano di Gala.

L’opera dai colori accesi è un assunto teologico. Al centro della tavola, su una pedana, la Vergine seduta indossa una tunica che lascia scoperto un seno dal quale sgorgano gocce di latte, simbolo della Grazia: Un lungo velo scende dal suo capo, mentre un manto azzurro avvolge le sue ginocchia. Volgendosi verso S. Giovannino, tiene con entrambe le mani il Bambino quasi seduto su un pilastrino ornato in basso da uno stemma gentilizio. Il piccolo Gesù protende le mani verso il suo precursore che avanza vestito di pelli, reggendo con la mano sinistra una croce di canna, terminante con una banderuola, sulla quale è visibile la scritta “ECCE AGNUS DEI”, e tenendo nella destra protesa un cardellino. Nel cielo due angioletti tengono sospesa sul capo della Madonna una corona. A sinistra, con l’atteggiamento di chi ha vinto ed è sicuro di sé, l’Arcangelo Michele, difensore del cielo, vestito come un soldato romano, con la lancia nella mano destra, volge la testa, cinta di elmo, verso la Vergine e solleva con la sinistra una bilancia. Il lungo e nobile manto rosso dal braccio sinistro, coprendo la spalla, scende da tergo sino ai suoi piedi, dove giace riverso il principe del male, che, secondo l’Apocalisse di S. Giovanni, avrebbe dovuto insidiare la S. Madre rifugiatasi nel deserto. A destra, in un ampio piviale verde, internamente foderato in rosso, S. Agostino è intento alla lettura di un libro aperto, che sostiene con la mano destra, mentre con la sinistra tiene il bacolo. La folta e lunga barba ritaglia il piccolo volto del Santo, chiamato “il dottore della grazia” e noto appunto per i suoi scritti sulla Grazia Divina. In basso a destra, il busto del committente, è raffigurato di profilo con la fronte alta ed il volto barbuto. Sul gradino della pedana a sinistra si legge a grandi caratteri la scritta ” S. MARIA DELLE GRAZIE”; a destra “CAESAR DI NAPOLI PINGEBAT:/ ANNO SALUTIS MDLXXXV”. Il luminoso orizzonte dà profondità al paesaggio, costituito da profili collinari velati da una leggera foschia.

Il significato allegorico del dipinto è evidente: la scritta della banderuola, il cardellino offerto al Bambino Gesù, il latte stillante dal seno di Maria, la figura del divino guerriero e la presenza di Agostino, sono espressione della passione di Cristo, della redenzione e della certezza della vittoria del Bene sul Male attraverso l’effusione della Grazia Divina.

La figura della Vergine, presentata in torsione, trova perfetti riscontri in quella dipinta l’anno successivo tra i Santi Pietro e Paolo nella tavola di Pagliara. Attraverso le poche opere firmate o attribuite giustamente al Di Napoli la cultura del pittore appare debitrice nei confronti del tardo manierismo polidoresco e segnatamente di quello del Guinaccia. E proprio nella sua cultura, più che in quella del maestro napoletano, bisogna cercare l’avvio di una nuova generazione di pittori, fra i quali devono essere collocati il Camarda e il Bonfiglio.

Bibliografia: G.GROSSO CACOPARDO, 1821, p.66; G.DI MARZO, 1862, p.314; A.DE TROVATO- S.RACCUGLIA,1898, p.19; Messina e dint. , 1902, p.408; U.THIENE- F.BECKER, VI, 1912, pp.306-307; G.PREVITALI,1978, p.141; A.BARRICELLI, 1981, p.26; L.HYERACE, 1986, p.409; C.CIOLINO, 1986, p.72; C.VARGAS, 1988, p.676; N.ARICO’, 1989, p.910; T.PUGLIATTI, 1993, pp.240- 242, 243, 335; A.BILARDO, 3, 1995, p.142; T.PUGLIATTI, 1996, p.60; G.MOLONIA, 1996, p.114; E.BAVASTRELLI- C.CERAOLO, 1997, p.62.

 L. Aloisio – M.R. Naselli

( tratto da Il Mosaico della Memoria: Pittura e Scultura a Barcellona fra Quattrocento e Seicento, – Messina: SICANIA – Edizioni GBM, 1998 )