Storia – Patrimonio Storico Artistico – Chiesa di Santa Maria della Visitazione – Madonna del Rosario

foto dipinto

 

IGNOTO (secolo XVII)

Tempera su tavola rettangolare – Cm. 240 x 180.

Provenienza: dalla stessa Chiesa

La devozione rosariana esplode dopo il 1571, l’anno in cui i Turchi furono sconfitti nella battaglia di Lepanto, e la vittoria cristiana fu attribuita all’intercessione della Vergine invocata con la preghiera del Rosario. La diffusione del culto si deve soprattutto ai domenicani che fondarono le Compagnie del Rosario presso ogni chiesa del loro ordine.

La tavola, incorniciata su tre lati da quindici riquadri raffiguranti i misteri, su molti dei quali alcuni cartigli indicano i nomi dei donatori, offre del soggetto una rappresentazione semplificata, essendo essa limitata ai personaggi essenziali. Il pannello centrale infatti raffigura la Vergine col Bambino, assisa su un trono di nuvole con i piedi poggiati su due cherubini e circondata da un alone luminoso. In alto due angeli reggicorona portano nelle mani libere, l’uno un mazzolino di rose ed un rosario, l’altro due rosari. Nel registro inferiore, a sinistra S. Domenico e a destra S. Caterina da Siena, genuflessi , contemplano la Vergine, che, col volto sereno girato di tre quarti, rivolge lo sguardo allo spettatore, porgendo con la mano destra il Rosario al Santo. Il Bambino, in camiciola rosa, si sporge ad offrire un altro rosario alla Santa. Su tutta la scena lo Spirito Santo sotto forma di colomba diffonde dall’alto una luce intensa. In basso sullo sfondo è raffigurato un paesaggio collinare, mentre in primo piano spicca un cespo di delicatissimi fiori con la scritta: “1667 SERENOVAV” che, afferma il Bilardo, si riferisce non all’ignoto autore, come recentemente si è scritto, ma al restauro del dipinto avvenuto in quell’anno. Nel bordo inferiore, su un fondo di colore bianco, la scritta : “PRAEBE ROSAS FLORESqVE MARIAE VT VOBIS FRVCTVM PRAEBEAT ILLE SVVM.”

Manca nella parte superiore il coronamento della tavola, costituito probabilmente da una lunetta oggi perduta.

La composizione, ispirata alle numerose tavole diffuse nel Meridione da Teodoro D’Errico e dai pittori, soprattutto fiamminghi, attivi a Napoli nell’ultimo quarto del secolo XVI, ebbe in ambiente messinese una larga risonanza ad opera del Guinaccia e dei suoi seguaci. In quest’ambito si colloca anche l’autore di questa tavola, probabilmente falsata da una totale ridipintura, che il Bilardo fa risalire al “restauro” del 1667.

Bibliografia : G.CUTRUPIA, 1731, p.49; C.BIONDO, 1986, pp.46 e 180; A.BILARDO, 3, 1995, p.143; A. BILARDO, 1997, p.130; E. BAVASTRELLI – C.CERAOLO,1997 , p.38 .

L. Aloisio – M.R. Naselli

( tratto da Il Mosaico della Memoria: Pittura e Scultura a Barcellona fra Quattrocento e Seicento, – Messina: SICANIA – Edizioni GBM, 1998 )