Storia – Patrimonio Storico Artistico – Chiesa di Santa Maria della Visitazione – Madonna Odigitria

foto del quadro

QUAGLIATA GIANDOMENICO (fine secolo XVI- inizi XVII)

Tempera su tavola centinata chiusa entro cornice lignea dorata, stampigliata e dipinta. – Cm. 220 x 130 – Provenienza: dalla stessa Chiesa

Questa tavola offre la più antica rappresentazione esistente in Barcellona del tema iconografico della Madonna Odigitria, per la cui storia si rimanda alla scheda relativa alla tela dello stesso soggetto conservata nella chiesa di Gesù e Maria a Pozzo di Gotto.

La Vergine, raffigurata nell’atto di uscire da una cassa semiaperta, è affiancata da due angeli reggicorona e da due testine di cherubini. Ha il capo coperto da un ampio manto azzurro che l’avvolge quasi tutta e copre in parte la veste rossa. Col braccio destro trattiene il Bambino e, rivolgendo lo sguardo in basso a sinistra, indica con la mano la via da seguire. I due calogeri, con saio marrone e copricapo nero, hanno una lunga barba e si guardano l’un l’altro con aria interrogativa. Fa da sfondo un paesaggio marino caratterizzato da promontori e insenature, secondo uno schema compositivo che è tipico di Scipione Pulzone. Nell’angolo inferiore di sinistra la figura implorante del committente tiene un rosario in mano. Sulla destra un cartiglio contiene la scritta: “IAN DOMINICUS QUAGLIATA 1601”.

Il Rossitto, in una nota manoscritta alle “Memorie dei pittori messinesi” del Grosso Cacopardo avanza l’ipotesi che la firma appartenga al padre dei più noti Andrea e Giovan Battista, e afferma che, oltre a questo, nella chiesa di Centineo esistevano altri due dipinti di notevole dimensione dello stesso autore. Considerato che la tavola raffigurante S. Francesco di Paola proviene dall’omonima chiesa di Barcellona, è probabile che il Rossitto si riferisca alle tavole raffiguranti la Visitazione e la Madonna del Rosario, ma non abbiamo alcun elemento certo che avvalori questa identificazione. L’ipotesi del Rossitto sul pittore viene invece confermata da quanto scrissero lo stesso Grosso Cacopardo e il Bertini, seguiti da tutti gli studiosi successivi e la data 1601 appare confacente alla cultura rivelata dal dipinto e nel contempo indicativa del periodo in cui lo stesso pittore, giunto da Roma, dovette iniziare a Messina la propria attività.

Bibliografia :G.CUTRUPIA, 1731, p.49; G.BERTINI, 1823, pp.84- 85; G.GROSSO CACOPARDO, I, 1833, p.23; G.POWER, 1842, p.34; G.DI MARZO,1855, p.315; A.DE TROVATO- S.RACCUGLIA,1898,p.22; A.DI BENEDETTO,1906 , p.116 ;N:CASSATA, 1981, p.29; R.DE GENNARO,1985, pp.26 e 39; C. BIONDO,1986 , pp.46 e 180;N.ARICO’, 1989, p.915; L.SARULLO,2,1993, p.432; A.BILARDO, 3, 1995, p.143; A.BILARDO, 1997,p.129 ; E. BAVASTRELLI– C. CERAOLO , 1997 , p.38 .

 L. Aloisio – M.R. Naselli

( tratto da Il Mosaico della Memoria: Pittura e Scultura a Barcellona fra Quattrocento e Seicento, – Messina: SICANIA – Edizioni GBM, 1998 )